A sette giorni di distanza dal GP Portogallo che si è svolto presso l’Autodromo Internacional do Algarve di Portimao, questo fine settimana il Motomondiale farà tappa al Circuito de Jerez-Angel Nieto il sesto appuntamento iridato della stagione delle classi MotoGP, Moto2 e Moto3. La pista andalusa sarà teatro della prima tappa stagionale della MotoE, la classe completamente elettrica del Motomondiale.
Il Circuito de Jerez-Angel Nieto è stato costruito nel 1986 ed è entrato a far parte del calendario del Motomondiale l’anno successivo. Dal 1987 ospita ininterrottamente un gran premio della categoria ed è giunto alla trentacinquesima edizione. Il circuito è lungo 4428 metri ed è composto da tredici curve, delle quali otto a destra e cinque a sinistra. La larghezza della carreggiata è di 11 metri.
Il record della pista in gara appartiene a Fabio Quartararo che ha fermato il cronometro nel corso della gara dell’anno scorso sull’1:37.770 con un velocità media oraria di 162,3 km/h. Il record ufficiale del tracciato è stato fatto segnare da Maverick Vinales nel corso delle qualifiche del 2020 con il tempo di 1:36.584 alla media oraria di 164,6 km/h. La distanza di gara prevista per ciascuna delle tre categorie è la seguente: 25 giri (110,6 km) per la MotoGP, 23 giri (101,7 km) per la Moto2, 22 giri (97,3 km) per la Moto3 e 20 giri (88,5 km) per la MotoE.
In seguito al rettilineo fronte box, le moto della classe regina arrivano alla curva Expo ‘92, una destra che i piloti della classe regina affrontano a 92 km/h sfruttando il cordolo esterno in ingresso per una traiettoria migliore al punto di corda. L’accelerazione successiva porta alla alla curva Michelin (curva 2), sempre nella medesima direzione, la si percorre in seconda velocità a 68 km/h.
La trazione in uscita è fondamentale: parzializzare il gas in fase di accelerazione e allo stesso tempo mantenere la linea stretta, è la chiave per impostare al meglio la successiva doppia sinistra delle curve 3 e 4. La prima la si affronta in terza marcia a 139 km/h, la seconda in quarta velocità a 147 km/h. In seguito, vi è il cambio di direzione verso destra per la Sito Pons (curva 5). Si tratta di una curva caratterizzata dall’ampio raggio di percorrenza, nella quale bisogna portare molta velocità in ingresso (133 km/h), sacrificando la traiettoria verso il punto di corda per massimizzare l’uscita (151 km/h) che immette sul breve rettilineo, appena 607 metri di lunghezza, che porta alla staccata della curva Dry Sac (curva 6).
Questo punto della pista spagnolo è famoso per l’incidente che vide coinvolte le Ducati di Dovizioso e Lorenzo e la Honda di Pedrosa nel corso del gran premio di tre anni fa. Secondo i tecnici della Brembo, si tratta del punto di frenata più impegnativo della pista andalusa: i piloti della top-class decelerano da 299 km/h a 68 km/h nello spazio di 238 metri e nell’arco temporale di 5.4 secondi, esercitando un carico massimo sulla leva del freno di 5.9 chilogrammi e subendo una decelerazione di 1.5 G. L’impianto frenante viene utilizzato per il 37% della percorrenza del giro sulla pista spagnola, pari a 35 secondi, con la lunghezza della frase di frenata che complessivamente è di 1487 metri (34%).
La trazione in uscita dalla Dry Sac, appena superato il punto di corda, richiede il massimo grip all’asse posteriore, in modo tale da impostare la successiva doppia sinistra delle curve 7 e Aspar (curva 8). La prima ha una velocità di percorrenza di 147 km/h in terza marcia, la seconda la si affronta con la medesima marcia ma alla velocità di 117 km/h essendo ad angolo più stretto.
Successivamente al breve allungo, vi è il cambio di direzione verso destra per le curve Angel Nieto (curva 9) e Peluqui (curva 10). Ambedue si percorrono in seconda marcia, con una velocità rispettivamente di 94 km/h e 103 km/h. Sempre nella medesima direzione, vi sono le successive due curve, la Alex Criville (curva 11) e la Ferrari (curva 12), le cui velocità di percorrenza sono rispettivamente di 149 km/h e 162 km/h. Dopo la dodici vi è la frenata verso sinistra della curva Lorenzo (curva 13), l’ultima, e che immette sul rettilineo finale. La tredici fu teatro del famoso sorpasso, con tanto di spallata, di Valentino Rossi ai danni di Sete Gibernau nel corso dell’edizione 2005.